Dalila Di Lazzaro racconta la sua battaglia contro una malattia incurabile. Ecco le sue dichiarazioni in una recente intervista.
Mentre Selvaggia Lucarelli replica alle accuse di Barbara d’Urso, Dalila Di Lazzaro rompe il silenzio con un racconto intenso e profondo sul suo calvario personale. In un’intervista al settimanale F, come riportato da Leggo.it, l’attrice parla della sua malattia incurabile.

La morte del figlio di Dalila Di Lazzaro
Oltre al dolore fisico, Dalila Di Lazzaro porta dentro di sé una ferita ancora più profonda: la morte del figlio Christian, scomparso a soli 22 anni in un incidente stradale. Un ragazzo eccezionale, chitarrista talentuoso, con cui aveva un legame unico: “Lui spesso era mio padre e io, quando dovevo, sua madre“.
La sua perdita l’ha gettata in una disperazione totale. “Volevo solo morire“, racconta, ricordando i giorni trascorsi sotto valium. Un episodio però ha segnato una svolta emotiva: mentre era in Tunisia, un sasso a forma di cuore è finito sul suo piede. “Quando mio figlio era in vita, mi regalava sempre cuori: lì ho capito che era un segno, e che lui mi era vicino“, ricorda commossa.
La malattia incurabile
Era il 1998 quando un incidente in motorino ha cambiato per sempre la vita di Dalila Di Lazzaro. La rottura dell’atlante, la prima vertebra cervicale, ha dato inizio a una lunga battaglia contro un dolore neuropatico cronico che, ancora oggi, la perseguita senza tregua.
“Da quel momento, la mia vita è totalmente cambiata“, racconta. Le conseguenze sono state devastanti: difficoltà nei movimenti, impossibilità di viaggiare e undici anni trascorsi completamente a letto.
L’unico sollievo è la morfina, che le permette di affrontare le giornate più difficili: “Quando il dolore si fa insopportabile chiudo gli occhi e dormo. In questo mi aiuta la morfina, anche se mi rallenta, non mi fa parlare bene, e comunque è solo un palliativo“.
Oggi, a distanza di quasi trent’anni, la malattia dell’attrice è incurabile. “Tuttora cerco qualcuno che possa aiutare me e i milioni di persone che so,rono di questa malattia, ma ogni volta è una delusione. Per questo sono ambasciatrice di Nevra, l’associazione dedicata a chi so,re di questa patologia“, conclude.